venerdì 11 marzo 2022

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mercoledì 1 novembre 2017

Un uomo ed una donna si incontrano ogni sera e non si salutano mai

Da molte sere mi capita di assistere a questa scena:


un signore zoppo, anziano che fuma fuori al mio palazzo, incontra sempre una donna molto taciturna, riservata e magra che cerca di aprire il portone con la chiave sbagliata.

Il signore e la signora vivono in decorosa solitudine nello stesso palazzo in cui vivo anche io.

La casa della signora pecca per eccesso di ordine, la casa del signore per difetto. 

Si incontrano ogni sera mentre lui fuma, un incontro rapido e casuale ma non si salutano mai.

Ciascuno dei due ha pensato in viario modo alla presenza dell'altro nella reciproca vita, ma senza fantasticare; non fraintendete, non è così facile poichè nessuno dei due ha mai pensato che la conoscenza tanto casuale potrebbe diventare un dialogo più specifico tra i due; essi infatti non desiderano conoscersi né parlarsi davvero. 


Tuttavia il problema che ciascuno dei due pone all'altro non cessa di turbare in modo trascurabile ma costante, le loro vite.


Avete presente quando conoscete qualcuno, iniziate a frequentarlo, poi ad un certo punto decidete di comune accordo di non vedervi più  e dopo qualche mese le vostre vite continuano a scorrere come quella persona non fosse mai entrata nella vostra vita?


Loro avevano esattamente questa percezione, ad ogni loro incontro fugace. 

Ciascuno dei due pertanto, ha tentato di capire che cosa mai sia accaduto, come sia cominciata quella astratta frequentazione e che mai significhi, quella sensazione ad ogni incontro furtivo.


La signora ha pensato che ad ogni visione della sua sagoma avesse un'allucinazione, soffermandosi attentamente, in silenzio, ella in quelle volte riconosceva in ogni suo gesto: nella camminata nervosa e claudicante, nel movimento delle mani, per fino in una certa giacca, tracce di persone scomparse da tempo nella sua vita e irrecuperabili e care.

Quell'uomo è un luogo di incontro di tutte le persone che hanno fatto parte della sua vita. 

L'anziano zoppo, ha cercato di cambiare gli orari, itinerari, le abitudini per non incontrare più la signora taciturna, ciò allo scopo di interpretarne la presenza nella sua vita.


Ma gli sembra di soffrire ogni giorno in più che passa e non la vede, adesso che non può più guardarla, gli pare di aver capito di essere legato a quella signora da un legame minimo invisibile, qualcosa che collega i luoghi più appartati ed ignoranti della sua esistenza;

ella infatti rappresenta tutte le donne che non ha mai conosciuto, ma che avrebbe voluto incontrare, frequentare ed amare. 


Quel legame non è amore, ma qualcosa che sta tra la vergogna e la consapevolezza di qualcosa di perso e di mai più ritrovato.

Entrambi riconoscono quel legame e quel sentimento ad ogni incontro, lei lo chiama rimorso lui rimpianto. 

Ogni loro scambio di sguardi causale sarà sempre un incontro con il loro passato, fino a che non riusciranno un giorno a dimenticare tutto e finalmente a salutarsi. 


martedì 18 luglio 2017

Salva con nome

Dove se ne vanno i nomi con cui ci chiamavano gli altri?

Ad ogni età qualcuno ci ribattezza, ci rimette al mondo con il nome che ritenga ci possa appartenere.
Ci tiene per quel nome, fino a quando resta.
E mio nonno mi chiamava "picc'rè" con l'arguzia e delicatezza con cui solo gli uomini napoletani sanno pronunciarlo; mio fratello ualona, la mia amica Julie e mia madre, quello più imbarazzante ovviamente: passerina, per questo mio continuo saltellare tra giardino, orto e casa presumo.

 Lui, pure lui mi diceva chi ero cercando altrove, rispetto al mio nome. 
Scelse cinque  lettere, solo per me: 
due consonanti, tre vocali.
Ribattezzata nel modo in cui tutti gli innamorati si chiamano.
Il fatto è che poi, si cresce, si perde, si rovista fra le stagioni dell’armadio in cerca della maglia col fiore, del foulard, della gonna a vita alta, e ritrovo tutti i miei nomi: picc'rè, e Giulietta e Giuliè e di lui, di lui pensi, mentre scavi, chissà che fine avranno fatto quelle sue consonanti, le due vocali, dove sarà mai quella collanina con il mio nome che mi aveva regalato  ad un compleanno alla fine del quale litigammo ed il giorno dopo facemmo pace continuando a chiamarci con lo stesso nome.

Ma un giorno a caso, in un posto strano chiamato Milano, lui taglia la strada, spezza l’aria, uccide il rumore: lo vedi netto: "Giulia, sei tu?"

Quel modo in cui lo chiamavi, a malapena gli si riconosce addosso, tu stessa a stento lo riconosci. 
Sa dire solo Giulia adesso in un tono forte e chiaro nonché adulto.
Due consonanti, quattro vocali.
Nove anni, molte vite, pochissimi amori.

Bla bla e bla e bene grazie, hai ancora la collanina che ti regalai con il tuo nome?

E dove è finito il nome con cui mi chiamavi?
Sai quelle tue consonanti, le vocali, il tono in cui lo pronunciavi? Nulla più.

Solo Giulia, forte e chiaro da adesso in poi.

Che non c’è altro modo, nella vita,
se non di andare con il solo nome che abbiamo.

martedì 23 maggio 2017

I primi appuntamenti quando non sai che sono i primi appuntamenti

Sono da poco uscito da lavoro e sono arrivato in anticipo apposta per vederti arrivare;

noi due ci siamo conosciuti perché ci piace molto il cinema, spesso siamo andati soli e tu eri sempre due file avanti e ogni volta mi dava fastidio il fatto che avessi un ferma coda a disturbare la mia visuale.
Non eri solo che una testa con un ferma coda appariscente che mi infastidiva, non eri solo che una sagoma lontana e senza volto.
Poi a quella sagoma è stato dato un volto e un nome.
Questo è il nostro primo appuntamento e non ha importanza come ha avuto luogo ma esiste.
Sono io che ti aspetto e gusto l'umidore dell'aria è un tardo pomeriggio di martedì di maggio per tutti uguale agli altri passanti uguale agli altri giorni,tranne che per me che ti aspetto tra la gente, ornamenti dei miei pensieri ormai già da molti minuti.

Sono arrivato qui in anticipo per vederti con il fiatone arrivare di corsa, per vedere come ti sposti la gonna prima di raggiungermi, per vedere quell'immagine di te mentre sorridi e non sai dove guardare mentre ti avvicini.
Io non ti ho mai visto in compagnia di estranei, perché gli estranei siamo noi e non so bene cosa dirti, non so bene dove portarti dopo il cinema, non so mai cosa fare quando una ragazza mi piace molto.
Provo un sentimento misto tra viva forza e venerazione e poi rispetto e poi speranza che questo sentimento si tramuti in amore e fino ad ora non è mai successo.

In quel momento mi accorgo di essere avvolto dai sentimenti, e un lieve sudore provocato dall'angoscia e speranza mi impregna la fronte e penso che all'angolo tra porta Venezia e piazza Oberdan, ad un incrocio potrebbe nascere qualcosa di unico, che mi faccia finalmente emozionare e stare al mondo.

E quando ti vedrò arrivare, sarò troppo imbarazzato per baciarti, per fare tutto quello che vorrei fare. So di per certo che le tue effusioni basteranno per due, dopo non vedremo l'ora che quel film finisca, ci attenderà una casa vuota, la felicità ovvia e poi che altro ancora?

Forse il lento scorrere dei giorni, sperando di ricordarci di questi primi appuntamenti che adesso non sappiamo cosa diventeranno nel futuro.
Quando poi litigheremo ci ricorderemo di quei primi appuntamenti? Ci ricorderemo che era bello non conoscerci? Che era bello quel mistero?
O forse penseremo che poi tutto sarà prevedibile ed il prevedibile si sa che è l'arma prescelta della noia.

Si fa buio all'improvviso e le strade di Milano si illuminano tutte insieme, dai freddi neon seriali, il timer rispetta tutti i tempi, mentre tu invece no.
Si fa sera, e il tardo pomeriggio se n'è andato e tu non arrivi.

Sotto voce mi dico che non verrai, non lo so come mi sento, so solo che non ci vedremo più, mentre si avvicina una sconosciuta che mi chiede un'indicazione, le dico di seguirmi perché stiamo andando nella stessa direzione, le luci si spengono tutte all'improvviso, perché c'è stato un black out generale.


Era solo una ragazza, che aspettava un altro ragazzo che poi alla fine non è venuto.

è notte fonda, domani sarà l'alba, e l'ultimo mio messaggio inviato non sarà mai visualizzato da lei.

domenica 16 aprile 2017

Ho un amore che tocca terra

Questa mattina ho appeso il mio amore a prendere aria, sopra al tetto del mio condominio.
L'avevo lasciato in lavatrice per tanto tempo e allora lo sanno anche gli stolti e gli avari di cuore che un amore chiuso in lavatrice per tanto tempo converte il sano profumo di detergente in odore di stantio.
Mi sono quindi messa a stendere sul balcone, e mi ha stupito la sua dimensione. In lavatrice sembrava un tappetino; ho iniziato a raddoppiarlo, raddoppiarlo, finché non è parso sufficiente nemmeno lo spazio che porta dal balcone al piano terra.
Allora ti ho chiamato, per aiutarmi a stenderlo. Niente, ci abbiamo provato ma toccava comunque terra.
Tu hai annusato il mio amore, ti sei ritratto, la tua faccia è sembrata quella di un fazzoletto chiuso; ed hai detto: "Quanto tempo era che non gli davi aria?"
"Troppo, mi puoi aiutare sul serio?" E tu, non ci potevo credere, mi hai aiutato davvero.
Siamo saliti  insieme sul tetto, e continuava a toccare terra anche da lì, anche se lo abbiamo aperto da tutti e quattro i lati.
"Va bene, dai, mi vai bene anche così : anche se hai un amore che tocca terra" mi hai detto; 
Ho chiesto il permesso di lasciarlo lì finché non riprende profumo di pulito, siamo rientrati in casa ed il vento ha iniziato a soffiare forte.
Ora, mentre scrivo, lo guardo che sventola all'aria, e sono felice.
Ho un amore che tocca terra, forse ancora per poco da quando ti ho incontrato, da quando mi hai aiutato a stenderlo almeno e poi il vento semplicemente ha soffiato.
Alla fine sono così semplici le cose e chissà che il vento non lo faccia sollevare e magari poi volare via lontano, splendente in alto, quell'immenso groviglio di amore che adesso brilla di un niveo bianco lucente soltanto per te.

domenica 5 febbraio 2017

Quando ami una persona entra di nascosto nella sua camera da letto

Quando ami una persona, guardale le mani e studiale, toccale, sfiorane ogni linea sotto il palmo.
Osservane bene ogni dettaglio, vedi se c'è un segno di qualche ferro aggiustato, di qualche spina estratta, quella che ha fatto più male ed era così profonda, curala bene; sei tu la persona adatta.

Quando ami una persona, non importa quale forma abbia questo amore l'amore non prende forma come i ghiacci quando percepiscono il calore del sole; si sente il suo profumo si ode solo un sibilo, non ha nemmeno le parole, quelle invecchiano nei solai; non prende forma ma si conforma:
La pressione della pelle che si schiaccia, le labbra che si pressano, le mani che si tengono e sudano, lo scambio di liquidi.
Tienimela questa mano, che mi stai guardando, anche solo per attraversare la strada.
Tienimela perché non ci staccherà quando chiamerà più forte il suo sibilo che diventerà boato.

Quando ami una persona entra di nascosto nella sua camera da letto, studia gli atteggiamenti della luce, il pavimento; chissà quante volte ci avrai giocato da bambina e quante volte sei stata sgridata perché avevi sporcato quelle tende?
E quel Carillon che vedo lì, quanti sogni hai espresso guardando quella ballerina volteggiare sempre nello stesso senso, allo stesso ritmo e movimento?

Guarda tutti i suoi libri, anche quelli che dice di non aver letto.
Muovi poi, quel burattino appeso, tempo fa e lascialo ballare, così; sospeso.

Lei tornerà e vedrà quel filo che si muove, appena penserà al tempo che passa, i rami, il sonno e le lunghe discussioni, gli scalini, e le verranno in mente tutti i motivi per cui ti ama.
Quanta fame avevamo quella sera quando il fattorino di deliveroo non arrivava più?

Non ho mai saputo scrivere quel momento ineffabile nel quale apri la porta e sorridi; è in quel momento che sento la realizzazione del mio essere.

sabato 28 gennaio 2017

Con gli occhi delle madri

A Maria

Avrai il nome di Mia madre, ma anche i suoi occhi;
gli stessi che vegliavano su di me  in quelle notti dove mi raccontava le favole, dove vengono compiuti come in un rituale quei gesti con la grazia delle cose che hanno senso: rimboccare le coperte e assicurarsi che siano ben sotto il materasso, i baci sulla fronte dati piano per non svegliarmi, ma l'amore si sa quando è immenso si percepisce subito e ti sveglia, la porta chiusa a metà per fare entrare un po' di di luce.

Quando leggerai le favole ai tuoi bambini, so che citerai le stesse che ti raccontavo io, e saranno felici nell’essere illuminati dalla bellezza e dignità della tua luce, spiragli di riparo dalle tempeste.
Il nome di mia Madre voglio darti, e farò poi madre te, per non pensare agli anni della vita, che da te mi hanno separato.

La parola sarà il nostro congedo, nelle telefonate delle tue pause pranzo o nelle sere quando fai il dolce e non ti ricordi quale ingrediente va per primo, quelle parole di conforto quando ti sentirai sola ma sai che sola non sarai finché ti risponderò su skype.

La parola mamma che posa due volte sulle labbra, è il sigillo del nostro amore, eterno.


A Diana

Già ti vedo cacciatrice, nel nome porti una divinità, e ti muovi tra i boschi e come gli alberi hanno le radici attacchi i piedi alla vita.
Mi farai stare in pensiero la sera, mentre aspetto un tuo messaggio, una tua risposta alla chiamata.
La mattina presto ti preparerò l’arco, sperando tu non faccia troppe vittime, mentre mangi bevi e dormi.
Mi vivrai ovunque, nella testa, nelle braccia nella pancia, penserò di non averti mai lasciato andare, e tu poi un giorno incontrerai un ragazzo ed amerai, ospiterai chi ti è solo capitato, anche se avrai a lungo cacciato.
Io sarò quel tuo rifugio dove tornerai, la domenica ogni tanto, per ricordarti la banale bellezza dei piccoli gesti di amore disinteressato e forse scoprirai che poi io non ero così male, ed il nostro congedo sarà un lungo abbraccio, ed il mio odore che per tutto il resto del giorno addosso porterai.

A Rosa

Che forse non sarai, ma diverrai perché ti ho tanto immaginato; ecco, già vedo i tuoi capelli, che somigliano a dei boccioli del fiore che porta il tuo stesso nome, io associo ogni colore dei tuoi petali ad ogni mio sentimento. 
Riderai sempre a chi attende da te una risposta e le cercherai sempre da me, ad ogni mio sguardo.
Ti dono il corpo che sembrerà uno stelo e tutte le mie spine, per proteggerti meglio, però so che tu saprai risolverti.
Ti lascerò poi andare, con una carezza, un gesto tra i più banali tra una madre e una figlia, perché si sa, basta a se stessa.